Questo fine settimana, sabato 11 dicembre 2021, torneremo al Cox18, sul caldo palco di Slam X 2021, evento che quest’anno segna il definitivo sodalizio tra Davide Indovino (Indovinoveritas) e Lorenzo Picarazzi (Red Lights Video) inscrivendo il Trittico all’interno del grande programma della durata di quattro giorni, collocata tra la libreria Anarres, Cascina Torchiera e il Cox18.
Il loro percorso inizia proprio al Cox18, durante Slam X 2010, segnato dalla performance di Pierpaolo Capovilla e Giulio Ragno Favero con il Reading Majakovskij, era domenica 19 dicembre 2010.
Quella sera l’idea di poesia e musica tracciò la strada dei loro progetti futuri, tra web-radio indipendenti, reading e video poesia. Uscendo dal Cox quella sera di undici anni fa, iniziò a nevicare.
Sempre pronto a sferzare l’universo insieme a te.
COMUNICATO
Slam X 2021 – City light virus – propone 3 giornate che si svolgeranno sempre all’aperto.
Venerdì 10 dicembre in Torkiera, sabato e domenica 11 e 12 dicembre in Cox 18. la serata del sabato si concluderà con una camminata poetica con tutti gli ospiti che attraverserà le vie della movida del quartiere Ticinese, in collaborazione con il collettivo DCPM.
La finale del premio Dubito sarà effettuata sabato 11 dicembre dalle 21.00 alle 23.00 e verrà trasmessa anche in streaming.
Dopo le strofe per la catastrofe che l’avevano preannunciata, dopo l’ode ai pipistrelli che hanno bloccato il sistema per qualche mese, in questo nuovo anno che sta per finire c’è spazio solo per l’irrazionalità.
Si riflette poco, si naviga a vista, si cammina insieme raramente, si balla con mille ritmi discordanti. Ci si pesta i piedi, ci scontriamo uno con l’altro per cercare di non finire al seguito del trenino degli idioti. Ognuno di noi è sottoposto a percorsi esistenziali incerti, alcuni rapporti, gesti e pensieri sono stati accantonati, altri ricostruiti da zero. Quando il faticoso dibattito collettivo riesce ad abbozzare un discorso sensato, l’urgenza successiva sembra farlo dimenticare. Evidentemente le situazioni traumatiche generate dalla pandemia e dalla minaccia di estinzione necessitano tempi di recupero diversi per ognuno di noi. Nel frattempo…
Anno 2021, come nel famoso film di Chaplin Le luci della città si sono riaccese sulla pomposa cerimonia di riapertura e nello strappare il velo alla statua “Pace e prosperità”, sulle ginocchia della dea giustizia non solo stava ancora dormendo un senzatetto, ma anche i corpi disorientati delle coscienze critiche.
Eppure il virus ha saputo far luce sulla crisi sistemica e sul fallimento delle politiche dell’emergenza è stato in grado di allertarci sulla probabile svolta neofeudale dei governanti ed è riuscito pure a indicarci l’unica possibilità che ci rimane, cioè quella di un’estesa socializzazione delle ricchezze, a partire dalla liberazione dei brevetti di big pharma.
Invece si fa fatica a discutere persino sul valore politico di controllo e non sanitario del lasciapassare.
Dove sono finiti i lumi della ragione?
City lights virus è il titolo di questa nuova edizione di Slam X e della finale del Premio Dubito, un elogio a tutto ciò che illumina le strade delle città, come la famosa libreria di San Francisco e tutte le librerie indipendenti che resistono come oasi al led nel buio dell’ignoranza e della superficialità, con il loro slogan virali di conoscenza DiY: apri le pagine e leggi.
City lights virus è anche un richiamo al pensiero critico e radicale del movimento beat che riuscì a segnare indelebilmente un tempo dominato dal maccartismo e dalla ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale, un tempo che assomiglia in qualche suo aspetto distopico al nostro presente.
“Il linguaggio è un virus da un altro pianeta” scriveva William Burroughs, il più visionario tra i beat. Non sappiamo da dove provenga il virus, non sappiamo da dove provenga il linguaggio e il lavoro culturale sugli immaginari eretici, forse davvero da un altro pianeta, a noi resta il compito di metterci al servizio di chi progetta un piano per cambiare la modalità di produzione dei simboli e parteggiare per chi ricerca un nuovo spazio di solidarietà radicato nei tempi lunghi delle lotte per l’emancipazione umana.
Pace nei tuguri e guerra nei palazzi
Famiglie frantumate, strutture dei lavoratori spaccate, ogni associazione politica, culturale, religiosa e sociale è in subbuglio. Le comunità si sono incrinate al loro interno, è difficile pensare con la propria testa, impraticabile entrare nella testa degli altri, impossibile l’agire unitario per capire quale sia la strada da percorrere.
Una comunità rotta che cerca una via d’uscita tra chi si è trasformato in guardiano inflessibile dell’ordine sanitario e chi intravede in tutto ciò un piano tattico per una svolta totalitaria.
Eppure questa situazione non viene dal nulla, è piuttosto l’esito di una serie di altre crisi, ingiustizie, guerre e schiavitù. Crisi basate sull’idea che alcune persone valgono di più e quindi hanno il diritto di rubare alle altre.
Lo abbiamo sempre saputo che dietro a tutto ciò c’era un sistema, quello del capitalismo, che prima o poi avrebbe intrapreso una curva discendente e lo avrebbe fatto in maniera repentina. Ora, all’alba del suo crollo definitivo, come ultima mossa per sopravvivere, è chiaro che stia cercando di circondare e chiudere gli spazi di autonomia delle nostre menti e dei nostri corpi. Spazi di autonomia che devono essere invece ricreati a partire dai tuguri, dove al posto di litigare ci sarebbe da individuare quali palazzi colpire. Oltre a quelli della sanità privata, ci sarebbero per esempio i palazzi, ma anche locali, bar e birrerie della cosiddetta movida, dove si perpetua lo sfruttamento del bisogno di socialità con l’ennesimo cocktail venduto a caro prezzo e dove si propone lo zero assoluto in termini culturali.
Mai niente di cui parlare insieme, mai niente di unificante, mai niente che possa richiamare il fuoco che ci unisce nella notte, dalla notte dei tempi.
Un fuoco che Slam X, dall’8 al 12 dicembre, tenterà di riaccendere con le scintille della critica attraverso il suo approccio controculturale con la letteratura, la poesia e la musica.
Il male
Qualche settimana fa Bifo ha scritto: “… mi scoraggia soprattutto la riduzione semplice semplice: se c’è il male ci deve essere una volontà che produce il male. Invece no. Il male c’è, eccome, ed è forse il prodotto di un’evoluzione che ha deciso di togliere di mezzo questo animale intelligente ma idiota che si chiama uomo. Non lo so da cosa il male sia prodotto. So che ha vinto.” Grossa grassa pelosa visione del male è una poesia di Lawrence Ferlinghetti che più volte abbiamo recitato nelle vie del male della movida milanese. Male male male male
Il mondo è male
La vita è male
Tutto è male
Una delle originalità del Premio Dubito è sempre stata quella di portare la sua poetica in giro per le strade e le piazze delle città, a partire dal 2015 con la camminata performativa delle “Cabine in via di estinzione” organizzata dal collettivo Tempi diVersi, proseguita poi in altre occasioni, come per esempio in quella dedicata al poeta Nanni Balestrini all’uscita del confinamento nel maggio 2020.
Un anno dopo, in omaggio al libraio e poeta beat morto a 101 anni nel febbraio scorso, abbiamo proposto insieme alla Calusca City Lights il “Ferlinghetti Corner”, una serie di riunioni, in zone temporaneamente autonome all’aperto, di libera recitazione di poesia con musica. Nel frattempo il comune di Milano ha voluto distruggere un anfiteatro in pieno centro, in via Porlezza, su richiesta di una multinazionale che aveva acquistato e ristrutturato un palazzo posto di fronte. In quel piccolo anfiteatro finivano spesso i nostri percorsi di poesia in strada. A quel punto si è formato il collettivo DCPM (Diritti Persone Cultura Musica) che ha realizzato una serie di incontri casuali di libera espressione artistica in altri anfiteatri e spazi pubblici della città.