Luca Sguera (Milano, 1992) è pianista, compositore ed improvvisatore. Ama investigare il suono come stratificazione di segni e di significati, attraverso una pratica che fa del ritmo e del timbro i suoi punti chiave.
È attivo in diversi progetti tra cui AKA, She’s Analog, {scope}, e ha collaborato con altre formazioni e solisti come Goodbye, Kings, _ofclouds, Francesca Gaza, Ernst Reijseger, Vieri Cervelli Montel e Matt Choboter’s Hypnagogia.

Ha inciso in qualità di leader e sideman per Auand, Aut, shhpuma, ROUS, viaindustriae, Tǔk Music.
“il resto come sempre” è il pezzo che chiude “piano, exploded”, disco di Luca Sguera uscito a febbraio per l’etichetta portoghese shhpuma.

Luca Sguera, Francesco Panconesi
Il resto come sempre
4K, Mini DV, Found footage, 2023

Come luci riflesse nel suono

Nel pieno dello spirito che guida l’album – in cui originali tecniche compositive ed esplorazioni timbriche moltiplicano, sdoppiano, decentrano rispetto all’idea unitaria del tradizionale piano solo – la traccia in questione esplora i temi della riflessione e della ricomposizione attraverso la sovrapposizione di tante tracce più o meno simili suonate sullo stesso pianoforte, che risuona come una grande orchestra di “sussurri sinfonici”.
Nata con l’intento di tendere e rendere il timbro del pianoforte, nella sua moltitudine, un elemento compositivo fondante del brano, la traccia è stata composta, assieme alle parole che accompagnano il video, da Francesco Panconesi, musicista, improvvisatore e compositore attivo nella scena italiana di musica creativa contemporanea (membro di McCorman; Palomar; AKA; e musicista della band di Emma Nolde) e legato a Luca Sguera da una fraterna amicizia e una costante attività artistica musicale iniziata già nel 2019 grazie alla pubblicazione di AKA (Auand Records). Significativo che “il resto come sempre” chiuda un disco che parla attraverso la voce della frammentazione, della pluralità di voci e che lo faccia trasformando proprio tale frammentazione in strumento per la ricerca di un’unità, che suona forse come quell’unica nota che emerge alla fine del brano e che termina lasciando posto ad un silenzio che è spazio fisico.
Il brano è stato registrato da Francesco Toninelli nella chiesa del convento dei cappuccini di Colle val d’Elsa (Siena).

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