L’utilizzo della Mini DV ha diverse motivazioni nella nostra produzione: principalmente il valore affettivo, infatti la nostra Sony DCR-PC8E ci è stata regalata da nostro fratello maggiore Stefano, da lui utilizzata durante i primissimi 2000. In secondo luogo, la videocamera conserva uno stile amatoriale che molto spesso si “crea” tramite effetti video e plug-in del software di montaggio ma in questo caso, non vi è trucco e non vi è inganno, la qualità datata delle immagini prodotte è realmente vintage. In terzo luogo per andare contro quel concetto francese definito come Obsolescence programmée, ovvero obsolescenza programmata: un prodotto commerciale diviene obsoleto non quando è rotto o malfunzionate ma nel momento in cui la casa di produzione decide a tavolino la sua fine, privando il prodotto di aggiormenti, assistenza o non garantendo la possibilità di riparlarlo qualora dovesse smettere di funzionare.
Le pellicole Mini DV sono ancora in commercio, le videocamere Mini DV no (tranne che nel mercato ancora vivissimo dell’usato). Il quarto è ultimo motivo è il tempo: in un sistema produttivo che corre ad una velocità smodata, in cui i tempi di attesa devono ridursi drasticamente al volere delle produzioni sempre più rapide, la Mini DV spezza completamente questo rapido flusso di produzione delle immagini; per importare sul PC i video su nastro magetico serve lo stesso tempo della registrazione quindi, per trasferire un video in Mini DV di un’ora ci si mette un’ora, di dieci minuti ci si mette dieci minuti e così via. Imparare l’attesa.
