Vorrei incontrarti nelle stanze chiuse e riparate in cui non siamo che idee. Ma ci hanno dato un corpo e un tempo da trascorrere. È proprio perché il giorno è indegno che rinuncio alla luce. Sia di noi una lenta e sistematica sprogettazione, e piena di odori amati la strada che porta al disordine. La bellezza di giugno raschia via spessi strati di pelle vecchia: saremo nuovi come la notte d’estate, imperfetti come una schiena cosparsa di nei.
Dopo il fortunato esordio _t_w_i_g_ ci ha consegnato un altro breve, prezioso, libro; una serie di diapositive e pagine scritte nelle sue notti insonni, tra un turno da cameriere e un rave, tra un amplesso e un festino solitario a base di droghe psichedeliche. Oltre ai picchi di eleganza stilistica e ai passaggi di poesia in prosa, la sua è letteratura “civile”, un grido di una generazione non omologata, precaria, disorientata e dolcissima, in un panorama sempre più desertificato e anaffettivo.
Un libro di malessere, sesso rabbioso respirato come aria, ricerca disperata di piacere consolatorio e allo stesso tempo di “vita”.